A cura del Dott. Michele Dal Bo – Psicologo scolastico e psicoterapeuta
La realtà che abbiamo vissuto in questi primi mesi del 2020 ha creato una condizione critica, talmente avulsa dalla quotidianità da alimentare in ognuno di noi la paura di uscire di casa. Abbiamo preso coscienza di emozioni, o tratti latenti della nostra personalità, mentre ci muovevamo tra disagi e paure.
Il Covid-19 non è stata solo una pandemia a livello di malattia fisica. Ha portato, e purtroppo continuerà a farlo per alcuni mesi, a una crescita degli effetti nocivi sul nostro ordine mentale.
Risulta significativa una ricerca fatta nel febbraio del 2020 – Addressing Mental Health and Psychosocial Aspects of COVID-19 Outbreak – elaborata dall’agenzia delle Nazioni Unite IASC Inter-Agency Standing Committee. Quello che ne è emerso è un quadro delle possibili risposte che le persone danno in seguito a un forte stato di stress, chiusura e limitazione dello spazio personale. Le ripercussioni psicologiche annesse sono:
- paura di ammalarsi e morire;
- evitare di avvicinarsi alle strutture sanitarie, per paura di essere infettati durante le cure;
- paura di perdere i mezzi di sussistenza, di non essere in grado di lavorare durante l’isolamento e di essere licenziati dal lavoro;
- paura di essere socialmente esclusi, messi in quarantena a causa dell’associazione con la malattia (ad es. razzismo contro persone che provengono o sono percepite come provenienti da aree colpite);
- sensazione di impotenza nel proteggere i propri cari e la paura di perderli a causa del virus;
- paura di separarsi dalle persone care e dai caregiver a causa del regime di quarantena;
- rifiuto di prendersi cura di minori non accompagnati o separati, persone con disabilità o anziani a causa della paura dell’infezione, perché i genitori o gli operatori sanitari sono stati messi in quarantena;
- sensazione di impotenza, noia, solitudine e depressione dovute all’isolamento;
- paura di rivivere l’esperienza di un’epidemia precedente.
Molti di noi hanno vissuto, di certo, una o più di queste sensazioni interiori.

Un altro elemento da non sottovalutare è l’incremento dell’uso dei canali digitali e delle chat, che ha portato a un:
- rinnovato interesse del mondo verso la rete, con accesso a canali prima sconosciuti (come lo smart working, la didattica a distanza o le piattaforme di chat multiple).
- incremento degli stimoli stressogeni e delle fake news (come i continui riferimenti a morti, alle continue attese dei decreti e delle novità che non erano mai certe).
Ma perché tutto questo ci condiziona? Che cos’è questo sentimento che tutti, prima o dopo, dobbiamo affrontare?
Paura di uscire di casa: che cos’è la paura?
La paura è una delle 7 emozioni universali studiate da Paul Ekman. Viene definita come:
“un’emozione legata alla sfera degli istinti (o impulsi) in quanto ha come scopo la sopravvivenza dell’individuo rispetto a una situazione fisica o mentale di pericolo, spesso associato al dolore.” (Treccani).
La paura prende in riferimento il sistema più antico del nostro cervello ed è un’emozione adattativa del mondo circostante. Ci impedisce di farci male, ci permette di non avvicinarci troppo a un burrone o di scappare se veniamo attaccati.
Ma ha anche una componente molto negativa che include la fobia, il panico, la sensazione di inadeguatezza e di chiusura. Questo aspetto ci priva dalla possibilità di essere liberi di scegliere. Nel periodo di quarantena, tutti questi aspetti sono emersi con forza: la paura di uscire di casa ne è un emblema evidente.
Per capire come gli italiani stiano vivendo questo momento di incertezza e quarantena, l’Eurodap, Associazione europea per il disturbo da attacchi di panico, ha effettuato un sondaggio, per Adnkronos Salute. In pochi giorni, hanno risposto 597 persone:
- il 68% sta vivendo molto male la possibilità di uscire di casa solo per valide ragioni. Solo il 7% afferma di trovare beneficio nel rimanere a casa e nel dedicarsi alla famiglia.
- nel 78% dei casi il sentimento dominante è l’ansia e il senso di oppressione, il 13% ammette di essere nervoso e solo il 9% dichiara di vivere serenamente questo momento.
Dal sondaggio è anche emerso che, nella maggior parte dei casi (61%), il timore più grande è quello che la quarantena venga protratta senza un termine definito. Mentre il 27% ha paura di essere contagiato.
Inoltre, solo il 23% degli italiani, ha deciso d’investire il maggior tempo a disposizione per dedicarsi a sé stessi, ai propri interessi, alla crescita personale. Sono dati che ci devono far riflettere a tutti i livelli.
Strategie di risoluzione degli stati di paura
Quali possono essere le strategie per gestire al meglio questa fase, dove iniziamo a uscire di nuovo e a riprenderci parte della nostra vita e liberta?
Parto con 3 esempi molto concreti: i genitori, i ragazzi e la scuola e la crescita personale dopo la crisi.
I genitori
I genitori (o gli adulti in generale) hanno vissuto i mesi di quarantena, dovendo gestire i figli, la scuola (o meglio la didattica a distanza) e il loro lavoro. La casa è diventata un luogo affollato, a volte stretto, che ha messo a dura prova le regole della più civile convivenza.
Ora è necessario rimediare
Gli spazi devono essere ridisegnati, ricondivisi e coniugati. Come insegna il Feng Shui l’armonia della casa porta a un benessere mentale.
3 consigli che mi sento di dare:
- Fermatevi. Sedetevi a tavolino e ripensate tutti insieme alla vostra casa. Fate un disegno degli spazi e assegnate il loro uso (personale, comune, specifico, di relax…). Se lo spazio è personale lasciate libera l’iniziativa di spostare, sistemare e rendere confortevole lo spazio, se è comune trovate insieme che cosa vi stimola a stare in quella stanza.
- Fermatevi. Avete imparato che il tempo è importante. Non dimenticatelo. Abbiate tempo per il lavoro, per la casa e per i vostri figli (non sono sovrapponibili, pero!). Mettete giù i dispositivi elettronici e riprendetevi lo spazio dello sguardo e dell’abbraccio (visto che fuori per ora non è ancora concesso), concedetevi di parlare insieme delle informazioni e di selezionarle. Se serve, spegnete ogni schermo e guardate il cielo.
- La paura vi invade ancora. Fermatevi, respirate per 5 minuti ogni giorno davanti a una finestra aperta, pensate a un’immagine naturale che vi fa battere il cuore, chiudete gli occhi e respirate. Contate fino a 5 inspirando e poi di nuovo fino a 5 espirando. Fatelo ogni giorno.

I ragazzi
I ragazzi, soprattutto i nativi digitali, non hanno avuto grandi problemi a gestire la tecnologia (spesso gli insegnanti sono stati quelli più in difficoltà).
Ma sono emerse altre tipologie di problemi:
- prima fra tutte, le ore di esposizione davanti a uno schermo;
- la perdita del contatto con i propri amici, compagni di classe e anche con le maestre, per i più piccoli;
- l’accentuazione, in alcuni casi, dei disagi sociali portando a rinforzare gli elementi di chiusura e quindi perdita di contatto sociale.
I consigli che posso dare ai ragazzi sono:
- Vivete. Imparate a dare spazio alle vostre emozioni e parlatene con almeno un genitore o un amico. Il silenzio è d’oro solo se siamo in una fase di costruzione interiore, altrimenti è molto meglio il gridare!!
- Vivete. Usate il tempo per costruire il vostro futuro. Fatevi dei progetti, condividete i vostri sogni e alimentate la voglia di realizzare i vostri sogni!
- Se avete paura di uscire, fate un passo alla volta! Vivete le preoccupazioni e poi cercate una soluzione, chiedete aiuto e siate coraggiosi. Scrivete, disegnate o cantate le vostre paure, devono uscire fuori di voi per diventare più piccole e più gestibili!
Molte persone, adulti e ragazzi hanno trovato anche in questo tempo, lo spazio per aumentare delle proprie skills, competenze, abilità. È la riprova che la nostra mente sa come adattarsi a una crisi.
Paura di uscire di casa: la crescita personale in tempo di crisi
Nella cultura orientale cinese la parola crisi può essere tradotta come “momento cruciale “, ovvero quando “inizia o cambia qualcosa”.
Io ho dato adito alla traduzione più romanzata di “pericolo e opportunità”, ma in entrambi i casi quello che mi piace è che la parola esprime dinamicità, un atto di cambiamento (parola molto usata anche nella terapia psicologica). Per questo la paura di uscire di casa può essere affrontata se sappiamo trovare le opportunità che si nascondono in un momento di crisi.
Nella crescita personale dobbiamo assumerci tutti la responsabilità di portare un cambiamento positivo alla nostra vita:
- riscopriamo passioni lasciate inaridire dal “mi piacerebbe, ma non ho tempo”;
- diamo valore a ogni singolo sguardo;
- impariamo a conoscerci meglio, per rinforzare la nostra personalità di base e soprattutto eliminare le “etichette “che ci fanno male o ci bloccano dal scegliere una situazione più felice.
Viviamo per essere felici. Ve lo ricordo con forza!
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