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Tecnologie a scuola: aiutano o disturbano?

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tecnologie a scuola

11 Marzo 2019 da //  by GenitorinRete Lascia un commento

A cura di Irene Zardini

Le tecnologie a scuola si stanno imponendo già da alcuni anni rivoluzionando il sistema di istruzione italiano e non. Abbattono gli spazi fisici dell’aula e creano degli ambienti virtuali a portata di click.

Il registro elettronico, piattaforme simil-social, per connettere studenti e professori, siti internet di istituti scolastici, questi sono solo alcuni esempi di una trasformazione digitale ormai evidente.

Gli alunni amano sempre meno la lezione frontale e desiderano utilizzare strumenti nuovi, più aderenti alla loro matrice cognitiva di nativi digitali. Ma è credibile riuscire a imparare in una scuola sempre più digitale e ovviamente sempre meno fisica?

Tecnologie a scuola: l’eccessiva digitalizzazione comporta dei rischi?

Non si parla a caso di “strumenti digitali”, poiché sono utilizzati come mezzi, utili a consentire apprendimenti efficaci e inclusivi. Tuttavia, il docente che li utilizza non deve mai dimenticare gli aspetti fondamentali delle teorie dell’apprendimento: processi continui, e proficui nella misura in cui coinvolgono operativamente lo studente.

L’uso prevalente che oggi si fa delle tecnologie a scuola consiste nella distribuzione di contenuti, nel presupposto (errato) che la “semplice lettura” produca un apprendimento. Alcune ricerche (C. Zucchermaglio 1996) hanno dimostrato che non si impara né dalle tecnologie né dagli insegnanti. Si impara, piuttosto, mettendo in azione il proprio pensiero.

Quando si legge si produce una “conoscenza inerte” che risulta difficile da “recuperare” quando si presenta l’occasione di usarla nella vita reale. Chi apprende impara, non dalle tecnologie o dagli insegnanti, ma pensando a cosa sta facendo (meta cognitivamente). Dunque, è necessario utilizzare le tecnologie come supporto al proprio processo di pensiero, non come deposito di carichi cognitivi improduttivi.

Le tecnologie a scuola vanno intese come strumenti cognitivi di supporto all’apprendimento, poiché è noto che si impara in modo significativo quando lo si deve spiegare a qualcun altro.

Lo smartphone come supporto per la ricerca delle informazioni è utilissimo, ma sei sicura/sicuro che stai proteggendo i tuoi dati? Questo articolo può esserti utile: Proteggi i dati nel tuo smartphone.

4 tipi fondamentali d’apprendimento

L’educazione deve essere organizzata attorno a quattro tipi fondamentali d’apprendimento che, nel corso della vita di un individuo, sono in un certo senso i pilastri della conoscenza. Imparare a:

  • conoscere, cioè acquisire gli strumenti della comprensione;
  • fare, in modo tale da essere capaci di agire creativamente nel proprio ambiente;
  • vivere insieme, in modo tale da partecipare e collaborare con gli altri in tutte le attività umane;
  • essere, come corollario essenziale che deriva dai tre precedenti punti.

Mentre, una delle otto competenze chiave per l’apprendimento è la cosiddetta competenza digitale, che consistenel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione. Ma siamo sicuri che la generazione Millennium possieda queste competenze per il solo fatto di essere nativa digitale? Non necessariamente, guardando ai dati che emergono!

E non si può negare il fatto che esista una resistenza generalizzata all’impiego delle tecnologie a scuola (Bottani, 2010). Il motivo principale risiede nella difficoltà di assumere un diverso paradigma pedagogico-didattico, che non consideri il docente come unico depositario delle conoscenze da trasmettere.

Nessun altro media, prima d’ora, ha modificato la velocità e il modo con cui si elaborano le informazioni come, invece, hanno fatto le tecnologie digitali. Sono almeno 2 le conseguenze, che si evidenziano oggi:

  • la profonda distanza tra quello che gli studenti vivono a scuola e le loro esperienze quotidiane, contribuisce ad alimentare un crescente senso di estraneità verso le proposte della scuola.
  • la difficoltà di molti docenti nel cambiare modo di insegnare, sfruttando le TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), come strumento utile e di supporto per sviluppare conoscenze, abilità e competenze diverse.
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È credibile riuscire a imparare in una scuola sempre più digitale?

Tecnologie a scuola: c’è bisogno di un cambiamento strategico

L’introduzione delle TIC in classe significa optare per una diversa organizzazione dello spazio e del tempo scolastico, ma soprattutto implica un cambiamento di strategia.

Ai docenti spetta il compito più difficile: reinventare la loro professione avendo in mente però che le tecnologie a scuola sono uno strumento in mano agli attori del processo educativo.

Possono certamente contribuire a innovare l’ambiente classe e la relazione educativa. Tuttavia, affinché l’ingresso dei new media nelle classi non si limiti a essere un’operazione di “maquillage”, sono ancora una volta i docenti a doversi mettere in gioco, con le loro competenze e professionalità.

Solo il docente che – pur differenziandosi – conosce i suoi studenti e i loro linguaggi instaura una relazione significativa e riesce, quindi, a ottenere importanti risultati di apprendimento. Non ci sono tecnologie a scuola, per quanto avanzate, che possano sostituirsi al docente e alle sue capacità di relazione.

Un’indagine dell’Università di Milano-Bicocca sull’uso dei nuovi media tra gli studenti delle scuole superiori lombarde indica che due su tre non sanno:

  • come funziona Wikipedia;
  • riconoscere una pagina di login fasulla guardandone l’URL;
  • non hanno idea di come si reggano in piedi economicamente i siti commerciali più popolari.

Eppure, due su tre hanno uno smartphone e la metà di loro è online tutti i giorni.

Stiamo quindi crescendo una generazione di falsi nativi digitali, che non hanno una reale competenza informatica? Forse, certo è che intorno a loro si evolve un mondo dal quale è sempre più difficile uscire e diventare competenti.

Affidare un tablet a un adolescente non farà di lui un informatico provetto, proprio come rinchiuderlo in garage non lo trasformerà in un’automobile, né in un futuro Steve Jobs. Garantirgli invece lo sviluppo dei quattro tipi fondamentali di apprendimento, senza dubbio, lo aiuterà, qualsiasi cosa egli deciderà di fare in futuro.

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